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Villa Ratta
Vedrana di Budrio (BO)

restauro a seguito degli eventi sismici del 22 e 29 maggio 2012

progettazione strutturale e DL ing. Lidia Renesto
in collaboarazione con arch. Irene Cavallari
restauro ed interventi a cura di Leonardo s.r.l.

Foto di Luca Capuano e Camilla Casedei Maldini

L'intervento si colloca a seguito degli eventi sismici del 22 e 29 maggio del 2012.
L'occasione di messa in sicurezza e riparazione dell'edificio definito in parte inagibile crea la possibilità di riscoprire anche da parte della proprietà le bellezza e l'armoniosa struttura architettonica della villa.
A partire dal rilievo la progettazione e l'impegno sia dei tecnici sia della proprietà nella definizione di una nuova stagione della villa va via via aumentando fino a sfociare in un restauro vero e proprio degli ambienti principali dei piani nobili del fabbricato e di una parte delle grandi tele che ancora sono ospitate entro le cornici e gli stucchi delle pareti.

LA STORIA
La località Vedrana si situa nella parte nord est del del comune di Budrio incuneata fra il torrente Idice a nord-ovest e una serie di piccoli corsi d'acqua compreso il torrente Centonara a est. Questa particolare situazione ha determinato, in un periodo compreso tra il VI sec. e il XV sec., allagamenti , impaludamenti con la perdita dell'antico tracciato della centuriazione romana. Fra il XV e il XVI sec. , a seguito di una vasta e progressiva opera di bonifica , gran parte dei terreni situati in località Vedrana, tornarono ad essere produttivi e buona parte di questi da possedimenti di enti e congregazioni religiose divennero proprietà di nobili famiglie bolognesi( i Gozzadini, gli Alamandini, i Grassi e i Ratta). La famiglia Ratta proveniva , anticamente, da Vedrana con il nome originario di De Lana o Lana . Il mutamento del nome da de Lana in Ratta avvenne all'epoca dell'imparentamento con la famiglia Garganelli ( XVII sec. ), epoca in cui i Ratta assursero alla dignità senatoria. L'appellativo Ratta deriva , quasi sicuramente, dalla vicinanza della dimora dei famiglia alla salita che porta alla sommità del piccolo colle sul quale sorge il complesso religioso di S. Giovanni in Monte, allora retto dai canonici lateranensi, nonché come particolare forma di devozione nei confronti della chiesa di S. Giovanni in Monte. Si mette in evidenza lo stretto legame esistente fra la famiglia Ratta e questa congregazione religiosa in quanto i Ratta, la cui dimora si situava nei pressi della salita che porta alla chiesa, fecero erigere una cappella nella chiesa di S. Giovanni in Monte sul finire del XVII sec. mentre, dal canto loro, i canonici lateranensi essendo proprietari di vasti possedimenti nella zona di Vedrana di Budrio cedettero terreni e case che andarono a costituire la tenuta agricola della famiglia Ratta o perlomeno un nucleo originario. Nelle immediate vicinanze di villa Ratta esiste ancora, sulla via denominata S. Leo, un antico vasto edificio che nel seicento apparteneva , con il podere adiacente, ai canonici di S. Giovanni in Monte e che costituiva, assieme all'oratorio dedicato a S. Leo, la loro residenza estiva. A questo edificio, che avrà sempre un'importanza di rilievo nella conduzione della tenuta agricola, se ne aggiungeranno altri. La villa o meglio il palazzo Ratta fu fatto erigere dal marchese Giuseppe Carlo Ratta a partire dalla fine del seicento e fu completato dagli eredi nel 1718 su progetto di Sebastiano Bertelli. Il progetto del Bertelli prevedeva una doppia soluzione; la soluzione adottata fu quella di realizzare la parte centrale secondo un impostazione di vero e proprio palazzo con elementi decorativi, solo in parte variati rispetto al progetto originario, mentre per le parti laterali fu attuata una soluzione con corpi bassi mantenendo però le due corti interne che così assunsero una funzione di cortili perdendo quella di corti di palazzo. Risulta evidente l'intenzione della famiglia senatoriale di dare lustro e importanza alla casata con la parte centrale dell'edificio senza perdere di vista le necessità derivanti dalla gestione di una vasta tenuta agricola, combinando così le due funzioni di residenza estiva, che testimonia l'importanza raggiunta dalla famiglia Ratta e nello stesso tempo di centro amministrativo dell'azienda agraria che probabilmente superava i 100Ha. Di estensione. Non si esclude che la scelta operata possa essere stata determinata anche da ragioni economiche o di puro risparmio. Le attività produttive dell'azienda erano molto varie e sicuramente pregiate, vi erano risaie, data la particolare configurazione idromorfologica del territorio ( zona umida); un altro prodotto molto importante era la canapa da cui si ricavava il famoso "garzuolo" un tessuto derivato dalla pianta della canapa ma rinomato per la sua resistenza e morbidezza tanto che nel passato , la repubblica veneziana , ne era un assiduo acquirente. Il garzuolo ha continuato ad essere lavorato nel budriese fino agli anni ' 70. Non ultima la produzione dei bachi da seta, si pensi alla vicina via dei bachieri con una presenza diffusa di gelsi chiamati “ i mori “. Infine sul resto dei terreni , sistemati secondo la tipologia della piantata alla bolognese, figuravano le tradizionali coltivazioni di uva, di grano e foraggio per gli allevamenti di bestiame. Si può, dunque, affermare che si era in presenza di un attività agricola e protomanifatturiera che doveva costituire una fonte insostituibile di grandi ricchezze per la famiglia Ratta.
villa Ratta, ora proprietà Certani, risponde in pieno alla duplice finzione di villa di campagna e di centro dell'azienda agricola secondo un atteggiamento tipico che fu della nobiltà bolognese a partire dal XIV e XV sec. (si veda al riguardo la realizzazione di palazzo Rossi di Pontecchio, palazzo Bentivoglio a Bentivoglio e altri). Come già detto, il progetto di Sebastiano Bertelli è della fine del seicento, coevo al progetto di un'altra villa nobiliare realizzata a Bagnarola di Budrio per conto della famiglia Ranuzzi Cospi sempre da Sebastiano Bertelli. In pianta, al piano terra l'edificio richiama una tipologia cinquecentesca con un grande androne passante che termina con una vasta sala / loggia affacciantesi sul parco della villa oggi completamente scomparso. I vani laterali con accesso dal suddetto androne avevano funzione di piccoli salottini ed è probabile che la grande sala posta di fronte all'ingresso del vano scale, fungesse da sala da pranzo,tenendo conto che la cucina ,tutt'ora esistente, si trova allo stesso piano collocata in uno dei corpi bassi di collegamento con i piccoli edifici laterali. Al piano terra si trova una piccola cappella per uso domestico. Un grande vano , posto centralmente, accoglie un imponente scalone con gradini e balaustra in pietra arenaria, che porta ai piani superiori . La necessità di raggiungere i vari piani superando grandi dislivelli non è stato risolto in maniera consona all'importanza del palazzo , creando una sensazione di sgradevole sovradimensionamento e banalizzando uno degli elementi fondamentali della villa. Il primo piano , il piano nobile , ha un vasto salone in parte soprastante la loggia del piano terra, con una grande porta finestra e balconcino inserito in un notevole apparato architettonico barocco che guarda il parco oggi scomparso. Questo elemento architettonico si ritrova in posizione speculare anche sull'altra facciata posta a mezzogiorno e costituisce la fondamentale caratterizzazione dei due prospetti principali. i vani laterali del piano nobile avevano funzione di camere e nella sala posta di fronte all'accesso al vano scala è stato realizzato uno dei due camini presenti nel fabbricato a conferma di un uso quasi esclusivamente estivo dell'immobile principale. Il vasto salone del piano nobile è costituito da un doppio volume con volta a padiglione e lunette in corrispondenza delle finestrelle dell'ultimo piano inglobate nel volume della sala. All'ultimo piano abbiamo una ripetizione della disposizione dei vani del piano nobile tranne la zona occupata dal doppio volume. Infine si raggiunge la zona sottotetto, praticabile solo parzialmente, che mostra la struttura originaria del coperto costituita da capriate composte tridimensionali. Questa struttura è stata realizzata con materiali poveri ma con notevole maestria . Il complesso edilizio si completa con le due ali laterali aventi funzione di annessi di servizio della villa ( cucina ,alloggiamenti del personale di servizio e magazzini ). La loro forma architettonica del tutto dimessa rispetto al resto del complesso ne accentua ancora di più la funzione di villa di campagna e anche le due corti interne assumono l'aspetto di cortili per uso commisto fra gli abitanti stagionali ( proprietari ) e quelli permanenti ( personale di servizio e personale agricolo ). come ogni altra dimora nobiliare del nostro territorio, la villa è dotata di idonei locali per l'immagazzinamento e la conservazione dei prodotti che nel nostro caso è il vasto seminterrato che ha un'estensione pari alla superficie del sedime del complesso edilizio. In esso avveniva la vinificazione delle uve e la loro conservazione in botti e bottiglie; nel seminterrato si trova un grande pozzo da cui si attingeva l'acqua per tutti gli usi domestici. Viene ricordata ( dai nonni dell'attuale proprietà ) la presenza di una ghiaccia nel parco della villa oggi totalmente scomparsa.
Come già in parte descritto, la villa, che nella sua porzione centrale ha le proporzioni di un palazzo, ha l' aspetto di un palazzo monolitico affiancato da due modeste ali ad un solo piano prive di particolare rilievo tanto da sembrare come due corpi estranei e separati dall'edificio monumentale. Il maggiore risultato architettonico è stato ottenuto sulle due facciate principali poste rispettivamente a nord e sud, dove il portale centrale sormontato da balcone è arricchito da statue e volute di tipo barocco è affiancato da un primo ordine di finestre rifinite da eleganti cornici realizzate con forme diverse per ogni piano. Il secondo ordine di finestre, in senso verticale, è maggiormente distanziato rispetto al primo quasi a rasentare gli spigoli del palazzo, dando alle facciate una gradevolezza ben maggiore che se si fosse mantenuta una scansione costante. Le facciate sulle corti interne sono prive di caratteristiche architettoniche degne di rilievo in consonanza con la funzioni delle due corti ridotte a cortili. Le facciate hanno un marcapiano all'altezza del piano nobile e un altrettanto importante cornicione di gronda a voluta. Gli spigoli del fabbricato sono evidenziati da elementi in bugnato.
Tutte le strutture murarie portanti verticali della villa sono state costruite con mattoni alla bolognese e così anche tutte le partizioni interne che risultano essere portanti dando all'edificio una buona solidità . Le strutture orizzontali sono in volte di mattone, prevalentemente ad una testa di mattone posto a spina, con varie tipologie di volta : a botte , a padiglione e a crociera con frequenti inclusioni di lunette; solo le soffittature del secondo piano sono di cannucciato che si attaccano ad archi mantenendo così un elevato grado di stabilità del fabbricato fino al raggiungimento della struttura lignea del tetto di cui si è già parlato. Nel seminterrato si vedono nella muratura portante perimetrale molti archi di scarico resi necessari per scaricare i notevoli pesi dei piani in elevazioni gravanti sulle fondazioni. Dai sondaggi preliminari effettuati è emersa una singolarità della quale si da una più attenta descrizione : come si è detto, le volte sono ad una testa di mattone posto di spina e al posto di un tradizionale rinfianco per raggiungere il piano d'appoggio della pavimentazione sono stati costruiti una serie di volte a sesto ribassato con mattoni posti in taglio che da una parte si appoggiano alla muratura portante verticale e dall'altra si appoggiano in maniera molto ravvicinata alla chiave della volta . Questa struttura, decisamente insolita,di cui non si conoscono molte realizzazioni, è stata comunque in grado di garantire fino ad oggi un adeguato sostegno dei piani di calpestio . Il grande scalone, che nonostante l'imponenza non riesce a nascondere il notevole dislivello che occorre superare per raggiungere i vari piani, è stato realizzato mediante lunghi archi rampanti. La villa , dopo il terremoto del 2012, ha riportato un serie di danni che prevalentemente sono andati a interessare le volte e le murature portanti contestualmente a un gran numero di architravi.
Gli androni del piano terra e del piano nobile hanno, ancora sufficientemente conservati, una serie di tempere incluse nelle pareti di ambito e incorniciate da stucchi. Non si conosce l'autore di queste Tempere che, come fa notare la professoressa Anna Maria Matteucci, unisce due atteggiamenti artistici, presenti all'epoca, a volte contrastanti fra loro, quindi vediamo la rappresentazione di edifici architettonicamente compiuti e definiti nel disegno accanto a raffigurazioni di rovine molte volte del tutto fantasiose. Questa fusione di stili ha avuto il pregio di raggiungere un brillante risultato decorativo. Tutti gli elementi interni richiamanti apparecchiature strutturali ( lesene , archi, mensole ) sono messi in risalto da una decorazione di stucco in finto marmo. Alla base delle finestre delle sale più rappresentative si notano dei sedili in muratura intonacata sullo stile dei palazzi rinascimentali. Purtroppo la villa ha subito una serie di furti che l'hanno privata degli arredi storici più importanti di cui resta solo una documentazione fotografica.

RP studio - Calzolari, Filippucci, Fiorini — Villa Ratta

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